Bambini, niente smartphone fino ai nove anni

Genitori, siete avvistati: niente smartphone ai bambini al di sotto dei nove anni di età. E’ questa una delle principali linee guida App (Accompagnare, proteggere, proporre) elaborate dal Centro Studi Psichedigitale, associazione fondata a Cesena cinque anni fa da alcuni psicologi specializzati nello studio dell’interazione tra tecnologie digitali e sviluppo psico-emotivo dell’individuo nell’intero ciclo di vita. Obiettivo, mettere a punto un modello educativo per proteggere bambini e adolescenti dai pericoli derivati dagli usi impropri delle tecnologie, senza però trascurare – o demonizzare – le fantastiche opportunità offerte dal mondo digitale.

Line guida APP, cosa sono

Le linee guida “App” si declinano nelle diverse fasce di età e prendono in considerazione vari parametri (tipologia di schermo, contenuti, tempi, spazi, ruolo dei genitori). Punto fermo (trasversale dai 0 ai 18 anni)  è la necessità di una presenza costante del genitore che, secondo gli esperti, non dovrebbe abdicare al difficile compito di ‘educatore digitale’ fino al raggiungimento della maggiore età da parte dei figli. In particolare, si legge nel vademecum, prima dei due anni è consigliato non esporre il bambino ad alcuno schermo; fino ai 6 anni l’utilizzo del tablet dovrebbe sempre essere accompagnato da un adulto; fino a 9 anni sarebbe bene evitare l’uso personale dello smartphone e dar sempre più spazio ai cosiddetti  ‘tech talk’, momenti di confronto sull’uso della tecnologia e sulle regole da condividere.

E ancora: prima degli 11 anni la navigazione autonoma su internet e l’uso dei sistemi di messaggistica possono essere concesse, ma richiamando ad un uso responsabile e tenendo sempre aperto il dialogo. Infine, arriva la fase adolescenziale in cui è bene mettere in guardia sui pericoli del cyberbullismo e tenere gli occhi aperti per saper leggere i segnali di possibili criticità.

Il pericolo della dimensione tempo

“Spesso l’adulto, davanti a queste tecnologie molto seduttive si trova in difficoltà per l’assenza di un modello di riferimento. Ormai gli strumenti digitali  – spiega il presidente dell’Associazione Psichedigitale Francesco Rasponi  – sono diventati delle protesi di noi stessi ed occorre utilizzarli in sicurezza senza esserne travolti. Ad esempio uno dei rischi maggiori è rappresentato dalla dimensione tempo. Rimanere troppo a lungo davanti ad uno schermo – osserva l’esperto – ci preclude altre attività fondamentali. Ad esempio i videogiochi non sono più quelli a ‘gettone’ ma sono diventati una sorta di ‘lavoro’ e richiedono ore e ore di applicazione”.

No alla demonizzazione

“La nostra visione della tecnologia – ha spiegato all’agenzia di stampaAgi Francesco Rasponi – è molto lontana dalla demonizzazione. Il concetto di salute digitale è legato alla possibilità di saper cogliere il meglio dalle tecnologie. Il tutto nella consapevolezza che occorre ‘educare’, bambini e ragazzi ma soprattutto gli adulti, all’utilizzo di internet, videogiochi  e smartphone. Siamo noi a dover ‘dominare’ le tecnologie e non viceversa”.