Formazione digitale: l’Italia è in ritardo, solo il 46% ha competenza di base

A livello mondiale è in corso una vera e propria rivoluzione industriale nei comparti manifatturiero e agricolo: è quella avviata dall’ingresso delle tecnologie digitali. Una rivoluzione che presenta numerose opportunità per l’Italia e le sue aziende, ma anche tante sfide, a cui istituzioni, aziende e stakeholder devono rispondere in maniera coordinata. E la sfida numero 1 è quella delle competenze, l’elemento necessario per essere competitivi in mercati sempre più dinamici, nonché la leva che garantisce una maggiore inclusione economico e sociale. Questo è il principio che ha guidato la realizzazione dello Studio Verso un New Deal delle Competenze in ambito agricolo e industriale, elaborato da The European House – Ambrosetti, in collaborazione con Philip Morris Italia.

Un New Deal delle competenze legate alle tecnologie 4.0

L’obiettivo dello studio è proprio quello di definire gli elementi per un New Deal delle competenze legate alle tecnologie 4.0. Di fatto, l’Italia risulta in ritardo sulle competenze digitali, sia per quanto riguarda la formazione in ingresso sia per quanto riguarda la formazione permanente. Il Paese risulta 24° su 27 nell’indice Digital Economy and Society Index (Desi) della Commissione Europea, con una performance particolarmente deludente sul fronte del capitale umano digitale. Il nostro ritardo digitale è particolarmente forte nelle competenze, dove L’Italia si posiziona terzultima in Europa con appena il 46% della popolazione adulta con competenze digitali di base. Il ritardo è confermato anche da altri indicatori chiave, tra cui il numero di laureati in corsi di laurea Ict e discipline Stem, nonché da un importante divario di genere: solo il 17% dei professionisti Ict è donna.

Manifattura e agricoltura intelligente: la strada per il successo del Paese

Manifattura e agricoltura intelligente sono una direttrice imprescindibile per il successo del Paese: il 97% delle aziende manifatturiere e il 98% di quelle agricole ha implementato progetti di digitalizzazione dei processi produttivi. Sulle competenze 4.0, le aziende agricole risultano più soddisfatte di quelle manifatturiere per il livello di competenze sviluppate dal sistema scolastico e per l’importanza della formazione on-the-job. Il 54% delle aziende agricole è infatti soddisfatto delle competenze dei laureati e il 48% di quelle dei diplomati. Molto diversi, invece, i risultati in ambito manifatturiero, dove appena il 26% è soddisfatto delle competenze dei diplomati e il 40% di quelle dei laureati.

Le priorità su cui investire

L’Italia inoltre registra un gap significativo con i partner internazionali rispetto alla formazione tecnica post-scuola e quella continua. Il numero di iscritti al sistema italiano degli Its dovrebbe infatti crescere 40 volte per essere al passo con quello tedesco. Ma l’Italia risulta particolarmente debole anche rispetto alla formazione continua, elemento chiave per mantenere alta la competitività. Le priorità su cui investire per l’agricoltura intelligente, riporta Adnkronos,  risultano quindi le competenze su sostenibilità, digitale, comunicazione e competenze tecniche avanzate. Per la manifattura sono invece prioritarie le competenze Ict avanzate, Ai e Machine learning, Data Science e Project management, senza trascurare le competenze soft, quali la multidisciplinarità e l’imprenditorialità.