Il 20% delle micro imprese trasloca le vetrine online

Nel corso dell’emergenza coronavirus il 20% delle microimprese italiane ha traslocato le vetrine online. Da quanto emerge dal report di GoDaddy (registrar americano di domini Internet) “Trasformazione digitale durante il lockdown: le micro imprese italiane, un’analisi sulle micro imprese e i loro comportamenti online”, durante il lockdown però solo il 41% delle micro aziende del nostro Paese aveva un sito web rilevabile tramite i motori di ricerca. Tuttavia, sottolinea lo studio, le micro imprese hanno dimostrato capacità di reazione per sopravvivere alla crisi dovuta all’emergenza sanitaria, e quasi un quinto delle “saracinesche” ha infatti attivato servizi di vendita online o di delivery, soprattutto nel settore della ristorazione.

Il 41% riesce a utilizzare un sito vetrina in maniera funzionale

La ricerca di canali alternativi è avvenuta nonostante il basso livello di digitalizzazione delle micro imprese attive nei settori di commercio al dettaglio, ristorazione e studi professionali. “Per queste micro imprese – si legge nello studio – il primo passo per la digitalizzazione è rappresentato dall’apertura di un sito web: tuttavia, solo il 41% riesce a utilizzare un sito ‘vetrina’ in maniera funzionale e a renderlo rilevabile tramite i motori di ricerca”, riporta Adnkronos. “Di queste, – aggiunge lo studio – solo il 27% riesce ad attrarre volumi di traffico rilevanti sul proprio sito web, registrando più di 500 visite al mese”.

Il 18% ha attivato servizi per vendere online

Secondo il Pmi Digital Index 2020 di GoDaddy l’indice di digitalizzazione delle Pmi italiane si attesta a 56/100, un punteggio migliorato di due punti rispetto all’anno scorso, riferisce il Corriere della Sera. Si assiste quindi a una lenta trasformazione digitale delle piccole realtà, complice il periodo di lockdown che ha dato una grande spinta alla vendita online e che ha portato le micro imprese a cercare canali digitali alternativi per garantire la continuità e la sopravvivenza dell’attività economica. Per quanto riguarda gli strumenti di vendita online (digital sales), solo il 29% delle micro imprese aveva già attivato servizi per vendere online prima del lockdown, ma il 18% del totale lo ha fatto durante questo periodo, e ha raccolto ordini tramite WhatsApp (23%), un canale ecommerce (14%) o social media (9%).

Il 19% ha attivato servizi di delivery

Per quanto riguarda il delivery, una micro azienda su 5 (19%) ha attivato servizi di delivery tramite sito web o ordinazioni telefoniche. Durante i mesi di emergenza, però, scarsa rilevanza è stata data dalle micro imprese ai servizi informativi: solo il 6% ha introdotto ad esempio servizi di newsletter per rimanere in contatto con i propri clienti. Sulla performance, invece, l’analisi di GoDaddy mostra che “solo pochi casi virtuosi (10%) hanno attivato investimenti significativi durante il periodo di lockdown e incrementato il traffico verso il proprio sito – commenta Gianluca Stamerra, Regional Director di GoDaddy per Italia, Spagna e Francia -. Allo stesso tempo, il fatto che il 63% delle piccole aziende con sito rilevabile riesca a generare meno di 500 visite mensili dimostra che esiste un enorme potenziale di miglioramento”.