Imprese familiari, solo un terzo va oltre la terza generazione

Le imprese familiari sono ancora la base del tessuto imprenditoriale italiano – rappresentando i 2/3 delle imprese nazionali e contribuendo per il 60% alla produzione del PIL – ma solo il 30% di queste arriva alla terza generazione. Però, allo stesso tempo, in casi di criticità e di recessione questo tipo di azienda si dimostra  più attenta ai ricavi e agli investimenti a lungo termine. Sono alcuni dei dati che emergono dal Family Business Study 2019 condotto da Russell Reynolds Associates, società internazionale di consulenza manageriale ed executive search. Lo studio mette a confronto i Consigli di Amministrazione delle imprese familiari con quelli delle imprese non familiari, in Italia e in altri 3 Paesi europei: Francia, Germania e Spagna. Per ogni Paese sono state analizzate 40 società quotate, 20 familiari e 20 non familiari. Sono considerate imprese familiari quelle in cui i membri della famiglia risultano essere azionisti di riferimento, o coinvolti nel management e almeno alla seconda generazione.

Tutto in famiglia

Lo studio rivela che le imprese familiari italiane sono caratterizzate – e non è un gioco di parole – da una forte “familiarità”. Mantenendo invariato il numero dei membri del CdA rispetto alle imprese non familiari, il 28% dei membri del consiglio risulta infatti essere appartenente alla famiglia. Un dato in linea con quello di Francia e Spagna (26%); solo in Germania cala la presenza di membri della famiglia nel consiglio di amministrazione. Ne consegue che in Italia la famiglia tende ad esercitare un alto livello di controllo sull’azienda. Rispetto agli altri Paesi considerati dallo studio, le imprese familiari italiane risultano deficitarie sul piano della internazionalizzazione del proprio CdA: solo il 7% dei consiglieri è straniero, contro il 13% è nelle imprese non familiari. Il divario con gli altri paesi è netto: 30% in Francia, 18% in Germania e 17% in Spagna, a testimonianza di una maggior apertura internazionale delle imprese familiari di questi paesi.

Uomini ai vertici

Prendendo in esame i board delle imprese familiari, si denota una maggior digitalizzazione media dei consiglieri negli altri Paesi rispetto all’1% dell’Italia (Francia 11%), insieme a una maggiore presenza di membri del Consiglio con precedenti esperienze di CEO (Italia 36%, Spagna 43%, Francia 47%), e una maggiore esperienza di contabilità e finanza (Italia 7%, 16% Germania, 20% Francia). In Italia (così come in Spagna) il ruolo del presidente sembra essere appannaggio quasi esclusivo della compagine familiare. Un altro aspetto tipicamente italiano è che ai vertici non ci siano praticamente manager femminili: solo il 5% dei presidenti è donna (contro il 20% della Spagna).