Imprese: perché peggiora il giudizio sulla situazione economica?

Nel secondo trimestre 2023 i giudizi sulla situazione economica delle imprese italiane dell’industria e dei servizi con almeno 50 addetti restano complessivamente sfavorevoli.
Secondo l’indagine della Banca d’Italia, condotta tra il 22 maggio e il 12 giugno, si sta verificando un generale deterioramento delle valutazioni nell’industria, a fronte di una tenuta nei servizi e di un lieve miglioramento nelle costruzioni.  Nel terzo trimestre il divario tra le attese di miglioramento e di peggioramento delle condizioni operative diviene poi più negativo per le imprese dell’industria, mentre torna positivo nei servizi e nelle costruzioni. I principali fattori che frenano le prospettive di crescita continuano a essere l’incertezza economica e politica, e seppur in misura nettamente minore rispetto al 2022, l’andamento del prezzo del petrolio.

Attese sulla domanda e Superbonus

Si indebolisce inoltre l’impulso proveniente dalla domanda, che aveva sostenuto l’attività nel primo trimestre. Anche in questo caso, il peggioramento si concentra nel comparto dell’industria, a fronte della stabilità nei servizi e dell’ulteriore rafforzamento nelle costruzioni. Sviluppi analoghi hanno segnato i giudizi sulla domanda estera.
Le attese sulla domanda totale e su quella estera nel terzo trimestre sono però favorevoli, seppure meno positive che nel trimestre precedente. Quasi la metà delle imprese attive nel comparto residenziale dichiara poi che una parte dei propri lavori ha beneficiato delle agevolazioni connesse al Superbonus (51% nella scorsa rilevazione). E la quota di imprese che giudica invariate le condizioni di accesso al credito aumenta al 78,4% dal 76,6% nel trimestre precedente, riflettendo principalmente il calo della quota di chi le considera in peggioramento.

Liquidità, investimenti, assunzioni

La posizione complessiva di liquidità nei successivi tre mesi continua a essere ritenuta almeno sufficiente da poco più del 90% delle aziende. Tuttavia peggiora il giudizio sulle condizioni per investire.
Nel complesso, la quota delle imprese che si attendono una maggiore spesa per investimenti nell’anno in corso rispetto al precedente supera del 16,5% quella di coloro che ne prevedono una riduzione, in linea con la precedente rilevazione. Anche il saldo fra la quota di aziende che intendono espandere il numero di addetti e quella di chi prevede di ridurlo rimane positivo e invariato rispetto alla precedente rilevazione. Fra i diversi settori, le prospettive risultano più favorevoli per le aziende con almeno 1.000 addetti, per quelle localizzate al Centro Italia, nel comparto dei servizi e delle costruzioni.

Aspettative su inflazione al consumo e prezzi energetici 

Nel secondo trimestre si riduce poi lievemente la quota di imprese che ha riscontrato difficoltà legate ai prezzi dei beni energetici (47%, 52% nel primo trimestre).
Per circa due terzi delle imprese tali ostacoli, inoltre, sono stati minori rispetto al trimestre precedente. E sostanzialmente risulta dimezzata rispetto alla rilevazione precedente (da 39% a 20%) la quota di imprese che ritiene che i prezzi dell’energia influenzeranno al rialzo i prezzi praticati nei prossimi tre mesi. Quanto alle aspettative sull’inflazione al consumo, riporta Italpress, risultano ulteriormente scese su tutti gli orizzonti di previsione, pur restando su valori storicamente elevati.